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Daniel Canzian

10/06/2022

Il locale si trova in una delle zone più affascinanti ed eleganti di Milano. La sala è molto grande e raffinata ma, purtroppo, la scelta degli arredi non aiuta a riscaldare l’ambiente. Lo chef vanta un curriculum e un maestro d’eccezione, Gualtiero Marchesi: da bravo suo allievo, non sbaglia in tecniche ed esecuzioni. Ottima la scelta di valorizzare con il giusto estro le proprie origini venete, con una cucina poco conosciuta ai molti. Tra le “chicche” da assaggiare ci sono sicuramente le moeche, proposte in basa alla stagionalità, e il risotto, pezzo forte dello chef allievo di Marchesi.

Frutti di mare dell’Adriatico in “Brodeto” al pepe di Timut
Come asparagi e uova, eccellente
Capesante e rapanelli in omaggio alla Serenissima
Grissini di baccalà mantecato, ottimi
Risotto al limone, sugo d’arrosto e liquirizia, meraviglioso
Gransoporro (granchio adriatico in cocotte) al forno, rosmarino e riso Nishiki
Orata alla ratatouille primaverile di ortaggi

In qualche piatto abbiamo riscontrato qualche sbavatura sull’equilibrio tra gli ingredienti: la marinatura con salsa di soia copriva leggermente le capesante e gli spicchi di arancia nel brodetto non permettevano di apprezzare i cucchiai di brodo immediatamente successivi.

Porzioni degli antipasti e del gransoporro davvero minime e inadeguate al prezzo.

Curata e onesta la carta dei vini, con anche proposte della cantina di famiglia dello chef.